Dal colloquio di lavoro al personal branding: come raccontare chi sei davvero

“Mi parli di lei”

Una frase semplice, eppure capace di far tremare chiunque. Al colloquio di lavoro è il momento in cui il curriculum smette di bastare, perché non sono più i titoli a parlare, ma la tua capacità di raccontarti. Non si tratta di elencare competenze in forma ordinata, ma di dare voce ad una identità.

Ed è la stessa cosa che accade quando ci affacciamo sul mercato col nostro brand. Raccontarsi online significa affrontare, in un’altra forma, la stessa sfida: mostrare chi siamo oltre ciò che facciamo.

Gli antichi lo sapevano bene. Aristotele, parlando di retorica, distingueva tre elementi fondamentali per convincere: il logos della ragione, il pathos delle emozioni, ma soprattutto l’ethos, cioè la credibilità che nasce dall’essenza di chi parla. Senza questa sostanza nessun discorso regge. E oggi, anche se lo scenario è completamente diverso, il principio rimane invariato: un brand non vive soltanto di prodotti o servizi, ma del nucleo profondo che racconta chi sei davvero.

Eppure, proprio qui iniziano le difficoltà. Quando ci chiedono di parlare di noi scatta un senso di vuoto. Abbiamo paura di sembrare banali, ci rifugiamo in titoli che suonano freddi, confondiamo ciò che facciamo con ciò che siamo. Così le parole diventano piatte, simili a quelle di chiunque altro, e perdiamo l’occasione di far emergere la nostra unicità.

Il punto non è inventare la frase più brillante, né sforzarsi di apparire originali a tutti i costi. Il punto è riconoscere e dare forma a quell’essenza che ci appartiene già. Un curriculum raccoglie dati ed esperienze, ma è la capacità di trasformarli in una narrazione coerente a renderci memorabili.

È quello che ho fatto, ad esempio, con un mio cliente. Non abbiamo cercato “testi accattivanti”, ma scavato fino a far emergere quella trama invisibile di personalità, valori e prospettiva che lo rendeva unico e nessun altro gli poteva copiare. Dai suoi valori alla sua storia, fino al modo in cui guarda al futuro, abbiamo scritto un racconto che non era un artificio, ma un riflesso fedele, capace di attrarre le persone giuste senza bisogno di gridare. È lì che nasce la differenza, non nel cosa si offre, ma nel modo in cui lo si incarna.

Questo processo non è improvvisazione, ma un percorso che parte dall’ascolto, passa per la sintesi e trova la sua piena espressione quando diventa visibile in ogni dettaglio, dal sito ai social, dalla newsletter al tono con cui ci si rivolge al proprio pubblico. È il momento in cui l’invisibile prende forma e un brand smette di essere uno dei tanti per diventare un mondo a sé.

Ed è proprio qui che il fai-da-te mostra i suoi limiti. Possiamo provare a raccontarci da soli, ma si rischia di restare prigionieri della propria prospettiva. È difficile leggere l’etichetta stando dentro la bottiglia. Troppo abituati alle nostre parole e alla nostra storia, smettiamo di vedere cosa ci rende davvero diversi. È quando qualcuno ci tende uno specchio diverso, uno sguardo capace di leggere tra le righe, che le parti che erano più nascoste, gli angoli ciechi che non riuscivamo a vedere, vengono scoperti, prendono forma e diventano racconto, consentendoti di tradurre l’essenza in una strategia capace di attrarre.

Alla fine il colloquio e il personal branding nascondono la stessa sfida: raccontare chi sei. All’inizio sembra un ostacolo insormontabile, ma con la giusta direzione quel momento di panico si trasforma in un’occasione. L’occasione per distinguerti, per attrarre le persone giuste, per trasformare la tua presenza in identità.

E come scriveva Aristotele: “Il carattere può quasi essere chiamato il più efficace mezzo di persuasione

E se in questo momento ti stai chiedendo: “Ok, ma io come posso farlo col mio brand?” È esattamente questo COME che io ti offro all’interno di Magnetic Star.

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