Cosa hanno in comune Joan Holloway e Donna Paulsen?

E no, non sono solo i capelli rossi…

Hai presente quelle serie tv che ti restano dentro?

Quelle che, anche a distanza di anni, ti fanno tornare in mente battute, ambientazioni, e soprattutto personaggi. Talmente vivi, talmente ben costruiti che ti sembra quasi di averli conosciuti di persona. Non solo li hai guardati, li hai vissuti.

Questo succede quando una serie riesce a farti immergere davvero nelle sue dinamiche, nei suoi contrasti, nelle sue relazioni. Ma soprattutto succede quando i personaggi hanno sfumature complesse e una presenza che buca lo schermo.

Ed è da qui che nasce l’idea di questa “miniserie” sul blog esplorando l’universo di alcuni dei personaggi più iconici di “Mad Men” e “Suits”.

Perché se sei qui anche tu sei in cammino per costruire un brand che non si limita ad esistere, ma che lascia il segno.

E a volte, per capire meglio come posizionarsi, può essere molto utile guardare un po’ fuori dal mondo del marketing e osservare i “maestri della presenza narrativa”.

Perché la complessità umana può diventare una leva di branding potentissima.

Questo è l’episodio 1 di 4.

Entrambe non sono le protagoniste principali delle loro serie.

Joan è un personaggio secondario, ma indimenticabile di Mad Men. Donna è la spalla (ma una spalla colossale!) su Suits. Eppure in qualche modo riescono a farsi ricordare a volte anche più degli stessi protagonisti.

Come? Con un personal brand narrativo e visivo potentissimo, anche se non è mai urlato. E forse è ancora più potente proprio per questo motivo.

Perché è così che funziona un brand personale ben costruito. Non ha bisogno di urlare per dominare la scena.

Joan Holloway: il potere dell’estetica e delle contraddizioni

Joan è una perfetta combinazione di fascino e intelligenza.

All’apparenza la classica femme fatale anni ’60: silhouette impeccabile, sguardo ammaliante, movenze studiate. È maestra nel gestire le apparenze, facendo della sua estetica curatissima la sua armatura e la sua arma.

Ma dietro a quella facciata c’è molto di più, c’è un intelligenza strategica, c’è istinto e un desiderio di indipendenza che sfida le convenzioni della sua epoca.

Incarna le contraddizioni e le sfide delle donne degli anni ’60 dividendosi tra la voglia di affermarsi in un mondo dominato dagli uomini, il bisogno di essere riconosciuta non solo per la bellezza e il desiderio di avere un matrimonio stabile e una famiglia.

Eppure riesce a trasformare questa complessità in una forza carismatica.

La sua estetica è la sua armatura ma anche il suo linguaggio. È il suo modo in cui entra in una stanza e la domina, senza neanche bisogno di dire una parola.

joan holloway personal brand

Donna Paulsen: intelligenza emotiva e controllo assoluto

Donna è la regina del “dietro le quinte”, il motore invisibile che fa girare tutto. Ma invisibile non vuol dire trascurabile, anzi lei è un elemento fondamentale.

Donna è presenza, precisione e controllo. È influenza silenziosa ed empatia strategica. Ha carisma naturale, tanta sicurezza in sé stessa e sa leggere le persone al volo, anticipare i problemi e risolvere situazioni con una frase.

Il suo valore non ha bisogno di dimostrazioni plateali. È talmente evidente che chiunque lavori con lei sa che senza Donna le cose non funzionerebbero così bene.

Anche la sua immagine è molto curata, ma il suo aspetto estetico è solo un plus e un estensione del suo mindset: elegante, decisa e impeccabile.

donna paulsen personal brand

Cosa ci insegnano questi due personaggi sul personal branding?

Entrambe non chiedono permesso, non inseguono, non forzano. Entrambe attraggono. E questa è la prima lezione chiave:

Il carisma non è quello che non dici, ma quello che fai percepire.

Un personal brand che lascia il segno non è quello che grida più forte, ma quello che sa posizionarsi in modo chiaro, coerente e memorabile. Joan e Donna usano la loro presenza, visiva, narrativa e relazionale, come leva. Sono personaggi che non dominano lo spazio con la voce, ma con le vibrazioni che sono in grado di creare.

Cosa puoi portarti a casa per il tuo brand?

  • La tua immagine conta, ma non è tutto. È efficace solo se allineata a chi sei davvero e al messaggio che vuoi trasmettere.
  • La narrazione è essenziale. Raccontare bene chi sei, senza bisogno di dirlo apertamente, è uno dei segreti di un brand magnetico.
  • Le contraddizioni non sono debolezze. Possono essere potentissime se sai integrarle nella tua storia.
  • Non serve essere protagonisti per lasciare il segno. L’impatto non si misura con la quantità (di scene in cui sei presente), ma con la memorabilità.

E se in questo momento ti stai chiedendo: “Ok, ma come posso farlo?” È esattamente questo COME che io ti offro all’interno di Magnetic Star.

Il mio percorso di mentoring 1:1 è pensato proprio per questo. Non ti insegnerò a venderti. Ti aiuterò a farti riconoscere. E ricordare.

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