Prince Stash. Un personal brand vivente

Non inseguire. Attrai.

Me lo ha ricordato Prince Stash. Molto più di un principe. Un personal brand vivente.

Ero appena scesa dalla macchina. Davanti a me l’arco di ingresso al castello. Quando lui è arrivato.

Usciva da una porticina a lato della struttura e si è chinato dolcemente per accarezzare il gatto bianco e rosso appollaiato sul muretto.

Aveva i dreadlocks arrotolati intorno alla testa. Una maglia in lino grezzo, pantaloni chiari e un gilet scuro aperto sul davanti. Le mani adornate di anelli vistosi, il collo ricoperto di collane.

Me lo aspettavo proprio così. Prince Stash. Il proprietario del castello di Montecalvello.

“Buongiorno” mi ha detto. Io gli ho risposto con un sorriso. Sarebbe stato lui a guidarmi in quello che “non è solo un tour, è un invito in un mondo di fantasia, alchimia e arte” come recita il sito. Ero prontissima per quell’avventura. E non avevo dubbi che lui la avrebbe resa speciale.

Il Castello di Montecalvello non è lontano da me. Sta a circa 40 minuti di macchina di distanza. E quando quella mattina i tuoni hanno cominciato a rombare ho avuto paura che la mia giornata potesse essere rovinata. Ma poi l’ho guardata da un altro lato. E se visitare il castello con questo tempo temporalesco fosse stato ancora più affascinante? E allora ho finito di vestirmi e sono partita…

Era una domenica di pioggia, una di quelle in cui il temporale ti invita a restare a casa. Eppure avevo un appuntamento. Non con qualcuno, ma con un luogo: il castello di Montecalvello.

Non era una visita standard, nessuna audioguida, nessun percorso preconfezionato. Avrei avuto una guida speciale. Stanislas Klossowski de Rola, il carismatico proprietario del castello.

Non sapevo ancora che quella visita sarebbe stata molto più che un tuffo nella storia. Sarebbe diventata una lezione vivente di branding.

Montecalvello non è solo un edificio storico, è un organismo narrativo. Costruito nel Medioevo per volere del re longobardo Desiderio, ha visto passare famiglie nobili fino al 1970, quando è stato acquistato da Balthus, uno dei più grandi pittori figurativi del Novecento.

Oggi appartiene al figlio Snanislas, meglio noto come Prince Stash. E quel castello non è semplicemente una casa ma un’estensione della sua identità.

Ogni parete affrescata, ogni oggetto scelto, ogni simbolo racconta qualcosa. Non tanto per estetica, quanto per significato. Non è un allestimento museale, ma un linguaggio simbolico. Camminare tra le stanze significa decifrare storie. Di alchimia, di ritualità, di arte.

E Prince Stash lo racconta con naturalezza, carisma e voce ipnotica intrecciando dettagli storici, riferimenti esoterici e memorie personali.

Non gli serve scenografia, lui stesso incarna la sua identità. Non indossa una corona, ma un brand fatto di coerenza, storia e unicità.

prince stash personal brand montecalvello

Quello che colpisce non è solo la sua conoscenza o la sua teatralità. È che ogni suo dettaglio parla di lui. Gli abiti in lino naturale, gli anelli vistosi, i gioielli carichi di significato, i dreadlocks raccolti con cura: tutto è codice identitario. Non ostentazione, ma linguaggio.

Un brand dopotutto è questo, un insieme di simboli riconoscibili che incarnano un vissuto.

E guardando Prince Stash la lezione è chiara:

  • il tuo vissuto è la materia prima del tuo brand
  • le tue esperienze, i tuoi codici, le tue cicatrici sono più potenti di qualsiasi tono di voce studiato a tavolino

Molti, quando pensano a costruire un brand, partono dalla superficie: loghi, palette cromatiche, tono di voce e copy. Tutti elementi importanti, certo, ma secondari. Prima di tutto serve avere un nucleo identitario forte, autentico e riconoscibile.

Prince Stash non ha bisogno di urlare il suo valore. Lo incarna. Ogni suo gesto, ogni parola, ogni simbolo che mostra rafforza la sua presenza magnetica. E questa è la forza di un personal brand credibile. Non spiegarsi, ma ESSERE.

È che il branding non è solo marketing, è un atto di identità. Un brand è credibile quando non c’è distanza tra ciò che sei e ciò che comunichi.

Prince Stash vive questa coerenza in modo radicale: arte, musica, esoterismo, ritualità… tutto converge in un racconto unico, impossibile da imitare. Ed è proprio questa unicità vissuta a renderlo magnetico.

L’incontro con Prince Stash mi ha lasciato un messaggio potente, che vale per chiunque stia costruendo la propria presenza nel mercato:

  • non partire dall’estetica, parti dall’identità
  • non inseguire trend, elabora il tuo vissuto in un linguaggio unico
  • non dichiarare il tuo valore, incarnalo

Il linguaggio dei simboli nel branding

Ma la visita a Montecalvello è stata soprattutto un viaggio nel potere del simbolismo. Simboli che sono linguaggi universali, che parlano all’inconscio, che evocano emozioni prima ancora che le parole arrivino alla mente.

Gli affreschi del castello raccontano storie di alchimia, di trasformazioni, di riti. Ogni figura, ogni colore, ogni oggetto diventa un ponte tra realtà e significato nascosto.

E lo stesso fa Prince Stash. Il suo look, i suoi oggetti, i suoi racconti sono simboli incarnati. Un insieme di segni che comunicano identità e visione.

Ecco perché il simbolismo è centrale anche nel personal branding:

  • un colore ricorrente può diventare il tuo codice
  • un gesto abituale, un rituale, un modo di presentarti possono renderti memorabile
  • anche le tue cicatrici, i tuoi anelli, i tuoi oggetti quotidiani possono trasformarsi in narrazione

 Un brand senza elementi simbolici forti è come un castello spoglio: manca di risonanza emotiva.

Così come l’arte, che nel mondo di Prince Stash oltrepassa la decorazione e diventa strumento di incarnazione. Affreschi, simboli e sculture non sono elementi estetici, ma frammenti di un linguaggio che tiene insieme vita ed identità.

Ed è qui che trovo un’altra lezione preziosa per chi costruisce il proprio brand: non limitarti a raccontare ciò che fai, trasforma il tuo vissuto in un linguaggio artistico, simbolico e sensoriale, permetti alle persone di fare esperienza del tuo brand, non solo di “sentirne parlare”.

In fondo Prince Stash non spiega la sua identità, la mette in scena. E proprio questo la rende credibile, potente e memorabile.

Il branding più potente non ha bisogno di gridare. Ha bisogno di essere vissuto, quotidianamente, in ogni dettaglio.

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Quel giorno al castello non ho incontrato un principe. Ho incontrato un personal brand vivente, capace di mostrarmi che il vero posizionamento nasce dentro di noi.

Il tuo brand è già lì, nella tua storia, nei tuoi simboli, nelle tue esperienze. Sta a te saperli riconoscere, raccontare e incarnare. Cura la coerenza, lascia che ogni dettaglio parli la stessa lingua, costruisci il tuo “castello narrativo”, uno spazio che sia l’estensione della tua identità e soprattutto incarna la tua unicità. Non correre dietro al mercato, attiralo.

E se in questo momento ti stai chiedendo: “Ok, ma io come posso farlo col mio brand?” È esattamente questo COME che io ti offro all’interno di Magnetic Star.

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