I look di Barbie sono puro storytelling. Attenzione SPOILER
Durante la cena del sabato ho deciso di vedere un film. Scrollando tra le opzioni mi sono ricordata che proprio quel giorno Netflix mi aveva spedito una email. Di quelle che cestini 2 secondi dopo. Però una cosa me la ricordavo. Era arrivato sulla piattaforma il film di Barbie. Ed io non lo avevo ancora visto.
Quando è uscito tutte le persone che ne parlavano incessantemente e la grandissima macchina del marketing messa in moto mi avevano fatto quasi passare la voglia. “Non lo vedrò mai” avevo pensato. Ma la curiosità è donna e io sentivo il bisogno di formarmi un’opinione tutta mia. Non volevo basarmi su quello che avevano detto gli altri.
È per questo che, mentre addentavo la patatina che avevo appena intinto nella maionese, ho schiacciato “Play”.

Una Barbie gigantesca che faceva il verso ad Odissea nello spazio ha riempito lo schermo nel suo costume a righe bianche e nere e mi ha catapultata subito nel suo universo rosa con la casa dei sogni e un letto che ricordava i cofanetti di Polly Pocket (te li ricordi pure tu?!).
Ma c’è una chiave di lettura specifica che voglio proporti. Per un film che ha spaccato il pubblico in due in una sorta di Odi et Amo alla Catullo 2.0. Perché i capelli e i vestiti di Barbie mi hanno raccontato una storia. Diventando i principali strumenti di narrazione (o se preferisci STORYTELLING).
Disclaimer: in questo articolo troverai SPOILER, quindi se non hai ancora visto il film e hai in programma di farlo chiudi tutto. Non voglio rovinarti la sorpresa!
A Barbieland, Barbie (Margot Robbie) vive in una società dove le donne brillano per sicurezza, indipendenza e successo. E i Ken? Relegati ad un ruolo marginale, passano il tempo in spiaggia, in cerca di uno sguardo dalle Barbie per dare un senso alle loro giornate.
Nel suo mondo perfetto e ovattato però, un pensiero improvviso sulla morte incrina la perfezione, rivelando per la prima volta in Barbie un lato umano.
Barbie non è più la bambola dalla vita perfetta in tacco a spillo, i suoi piedi sono diventati piatti, il suo alito cattivo e ha la cellulite sulle cosce.
È questo il momento in cui inizia il viaggio di trasformazione da Barbie ad umana di una Margot Robbie versione Mattel.
Barbie è da sempre un’icona di stile. Non sorprende per niente quindi che la regista Greta Gerwig e la costumista Jacqueline Durran abbiano scelto abiti e acconciature per raccontare la sua evoluzione, da bambola a Barbara Handler.
Per visualizzare subito in modo chiaro il tragitto dividiamo il film in 3 momenti:
- Barbie a Barbieland
- Barbie in trasformazione
- Barbie/Barbara Handler

Barbie a Barbieland
È l’emblema della bambola: capelli impeccabili, boccoli perfetti, acconciature studiate. Vestiti sfarzosi, tacchi altissimi, sorrisi smaglianti.
La sua vita? Una routine scintillante tra case da sogno e feste in tutine paillettate.
Un mondo dove ansia, paura e morte non esistono nemmeno.
Un universo governato dalle donne, dove l’unico obiettivo di Barbie è scegliere il look giusto per ogni attività. E quello di Ken? Farsi notare da lei.
Tutte le Barbie si svegliano già perfette, piedi arcuati e pronti per un altro paio di graziosissimi tacchi alti.
La giornata finisce tra discoteche, coreografie sincronizzate e serate tra amiche.

Barbie in trasformazione
È il momento in cui Barbie, tornata a Barbieland dal mondo reale, inizia davvero ad abbracciare la sua umanità.
Lo raccontano i colori più tenui dei suoi abiti, le linee morbide, le zeppe al posto dei tacchi, i gioielli più semplici.
Ha pianto. Ha provato tristezza, paura, smarrimento. E non è più la stessa.
È cominciato il suo percorso di trasformazione. Sta diventando umana.
E lo dimostra anche il suo look: un outfit che rompe con l’estetica patinata di prima, e capelli sciolti, naturali, meno perfetti.

Barbie/Barbara Handler
È la fase finale della trasformazione.
Barbie non si riconosce più in un mondo artificiale. Ora vuole vivere tra gli esseri umani, con tutto ciò che questo comporta, fragilità incluse.
Anche le paure, il dolore, e l’inevitabilità della morte. Perché, come le viene detto: “Gli umani prima o poi se ne vanno, le idee restano per sempre.”
I suoi capelli parlano chiaro: “Mi sono preparata al volo, non per una sfilata ma per andare dal ginecologo.”
L’outfit è casual, attuale, autentico. Il sorriso, più vero. Ai piedi? Le iconiche Birkenstock.
L’unico legame visivo con Barbieland è il rosa, che si spegne in delicati toni pastello su scarpe e borsa. Un cenno al passato, ma con lo sguardo rivolto al presente.

Barbieland e il Mondo Reale si riassumono in due scarpe diametralmente opposte: il tacco e la Birkenstock.
Che diventano così metafora di una scelta di vita: restare dove sei o scoprire chi puoi diventare?
Una contrapposizione che si riflette anche nei due mondi. Barbieland, governata dalle donne. Il Mondo Reale, dominato dagli uomini.
Matriarcato contro patriarcato, senza traccia di equilibrio. Un equilibrio che, solo alla fine, si comincerà davvero a cercare.
Insomma, un film in cui in fondo ci ho trovato ben poco della bambola con cui giocavo da piccola in salotto sul tappeto con mia sorella.
Ma che mi ha lasciato con tante riflessioni. E anche un po’ di amaro in bocca. E soprattutto una grandissima lezione di storytelling.
E se un look è in grado di comunicare un’intera storia, immagina quello che puoi fare tu con il tuo brand.
Fare le cose con intenzione col tuo brand vuol dire sapere esattamente che cosa stai comunicando, come lo stai comunicando e per chi stai comunicando.
E se in questo momento ti stai chiedendo: “Ok, ma come posso farlo?” È esattamente questo COME che io ti offro all’interno di Magnetic Star.
Inizia qui a scoprire il mondo delle STELLE MAGNETICHE.
Io quasi quasi intanto me ne vado in soffitta a riaprire la cesta delle bambole…

Potrebbero interessarti anche
Quando il personal brand diventa la tua chiave (e non una prigione)
Quando il personal brand diventa la tua chiave (e non una prigione) A volte cambiare strada non significa abbandonare ciò che si è costruito. Significa invece aver creato una base così solida da potersi permettere di scegliere. È quello che è successo ad una mia...
Il segreto narrativo dietro ai brand memorabili
Il segreto narrativo dietro ai brand memorabiliHai mai notato che alcune serie tv o personaggi di film ti restano impressi per anni, mentre altri li dimentichi appena finisce l’episodio? Questo non succede per caso. Dietro ogni personaggio indimenticabile c’è una...
Peggy Olson e il potere di un brand che evolve
Peggy Olson e il potere di un brand che evolveIl branding non è statico. Il branding è evoluzione. Crescita. Affermazione. Che non deve passare necessariamente attraverso il glamour o la falsità. Peggy Olson lo dimostra molto bene, incarnando il brand che...